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09 ottobre 2024

ORIS: Orologi veri per persone vere

Farò fatica in questo articolo a non usare toni troppo entusiastici perché Oris è uno dei miei marchi orologieri preferiti in assoluto. I motivi sono molteplici. A prescindere dall’estetica sempre piuttosto originale e riconoscibile – e questo è un merito enorme in un mondo dove tutti cercano di richiamarsi ai Rolex tecnici o, più di recente, alle leggendarie creature partorite dalla magica penna di Gerald Genta –, è la coerenza strategica del marchio nel suo complesso che mi fa essere un super tifoso della casa di Hölstein. D’altronde tra i marchi con un listino prezzi non esorbitante, è da tempo una delle realtà più dinamiche e credibili dell’orologeria meccanica internazionale, grazie a soluzioni tecniche di grande affidabilità e linee estetiche sempre armoniose. Inoltre può contare su un catalogo davvero completo di sette collezioni differenti, che spazia dai subacquei più o meno professionali e “stilosi” agli orologi per piloti, che realizza dal 1910, fino alle linee classico-rivisitate delle collezioni “Artelier” e “Rectangular”.

ORIS

LA STORIA DI ORIS DAL 1904 AL 1971: IL REGNO DI OSCAR HERZOG

Parlavo di coerenza del marchio. Si tratta di una questione genetica, che arriva direttamente dall’imprinting dei due fondatori. Gli orologiai Paul Cattin e Georges Christian, che nel 1904 scelgono questa cittadina tra le montagne del Giura svizzero per acquistare la fabbrica di orologi Lohner & Co., da poco dismessa, e fondare la loro manifattura per realizzare orologi della migliore qualità al minor prezzo possibile. Manifattura che chiamano Oris, come un ruscello nelle vicinanze. La strategia, profondamente etica, ha subito successo.

ORIS Paul Cattin and Georges Christian

Nel 1910 Paul Cattin e Georges Christian, con 300 dipendenti, rappresentano la più grande realtà occupazionale locale. Vent’anni dopo, gli stabilimenti, oltre a quello originale, sono sei, compreso quello in Italia, a Como. Con i fondatori che hanno un concetto di “welfare” che per molte aziende è utopia ancora oggi: per esempio, realizzano abitazioni per i dipendenti, organizzano per loro linee di trasporto via bus ad hoc e garantiscono uguali opportunità lavorative sia agli uomini che alle donne. Georges Christian viene a mancare nel 1927 ed è il cognato Oscar Herzog a sostituirlo nella direzione generale dell’azienda, incarico che manterrà per 43 anni, fino al 1971, lasciando Oris tra le dieci più grandi aziende di orologi al mondo, con 800 dipendenti e addirittura una produzione annua di 1,2 milioni di esemplari.

ORIS manufacture

UN MATRIMONIO COMBINATO CHE NON SI DOVEVA FARE E IL RITORNO ALLA LIBERTÀ DELL’INDIPENDENZA

Nel 1970 e fino ai primi anni Ottanta Oris entra a far parte di Asuag, che in seguito diventerà poi lo Swatch Group. Per diversi motivi – soprattutto genetica del marchio e situazione generale dell’orologeria con l’avvento del quarzo – è una mossa disastrosa che nel decennio successivo vede un ridimensionamento aziendale pressoché totale, con gli addetti che da quasi mille si riducono a poche decine. La svolta arriva nel 1982 con il riacquisto di Oris da parte di Ulrich Herzog – figlio di Oscar e tuttora presidente esecutivo – e di Rolf Portmann – in azienda dal 1956 e oggi presidente onorario – nella volontà di ripristinare l’antico DNA dei fondatori. E difatti la prima mossa è l’abbandono definitivo del quarzo per tornare a produrre esclusivamente orologi meccanici.

ORIS Ulrich Herzog and Rolf Portmann

Da allora la rinascita, legata alla totale indipendenza, è sempre stata costante, con la rinnovata attenzione alla realizzazione di orologi della migliore qualità al minor prezzo possibile. Tutto ciò, ovviamente, partendo dai movimenti. In questo senso Oris ci ha abituati sempre bene. Con 229 calibri di manifattura realizzati fino al 1981 e, in seguito, la progettazione di una serie di moduli all’avanguardia su base ETA e Sellita fino al 2013: si pensi soprattutto al modulo per l’allarme meccanico: Cal. 418; al primo regolatore: Cal. 649; al primo pointer day: Cal. 645; alle ore del mondo (su base ETA 2836-2): Cal. 690; fino al “Pointer Moon” in grado di mostrare il ciclo lunare e l’escursione della marea: Cal. 761.

L’ACCELERAZIONE SUI CALIBRI TOTALMENTE DI MANIFATTURA E UNO SLOGAN PUBBLICITARIO PERFETTO

Nel 2014, per celebrare il suo 110° anniversario, Oris presenta l’omonimo nuovo Cal. 110, primo movimento meccanico a carica manuale sviluppato interamente “in-house” dagli anni Ottanta, che rappresenta il connubio di due complicazioni mai viste insieme prima di allora: riserva di carica di 10 giorni e indicatore della riserva di carica non-lineare brevettato, con ciascun movimento che viene assemblato a mano.

ORIS Caliber 110
ORIS Caliber 110

Ma da uomo di comunicazione, della Oris di quegli anni sono anche molto affezionato allo slogan che hanno lanciato nel 2010 e che a mio avviso se la gioca come il più riuscito fra tutti quelli dell’orologeria contemporanea insieme ai due della campagna pubblicitaria “Generazioni” di Patek Philippe (e creata dall’agenzia londinese Leagas Delaney), con i celeberrimi slogan “Ogni tradizione ha un suo inizio” e “Un Patek Philippe non si possiede mai completamente. Semplicemente, si custodisce. E si tramanda”. Ecco, lo slogan aziendale di Oris, nel suo target di riferimento, non è da meno, anzi: “orologi veri per persone vere”.

E OGGI IL LIVELLO SI ALZA ANCORA DI PIÙ

Oris, nel 2020, ha stupito gli appassionati di tutto il mondo con la presentazione di un nuovo movimento automatico di manifattura dalle prestazioni super: il Calibro 400Precisione cronometrica (quindi entro le tolleranze del COSC di -3/+5 secondi al giorno), una riserva di carica di 5 giorni (120 ore), altamente antimagnetico (grazie all’utilizzo del silicio per scappamento, ancora e ruota di scappamento e altri materiali non ferrosi per gli assi che trattengono il bilanciere, la ruota di scappamento e l’ancora), con intervalli di manutenzione consigliati ogni 10 anni e garanzia di 10 anni (registrandosi su MyOris).

ORIS Caliber 400

Probabilmente l’innovazione più importante di questo calibro è legata al nuovo design delle ruote nel treno degli ingranaggi che ne migliorano l’efficienza complessiva – tanto per capirci, il Cal. 400 utilizza l’85% dell’energia proveniente dalla molla di carica, mentre i valori dei calibri tradizionali sono di circa il 70% – insieme alla slitta a scorrimento del rotore (al posto del classico cuscinetto a sfere) che avvolgendosi in un solo verso ne riduce l’usura.

ORIS Caliber 400

Il Calibro 400 è il cuore pulsante dell’orologio probabilmente oggi più iconico di Oris, l’Aquis Date, dapprima nella sola versione con cassa del diametro di 43,50 mm e più di recente anche nella cassa ridimensionata di 41,50 mm. I quadranti sono tre: nero, blu e verde, tutti sfumati. Mentre la scelta dei bracciali si riduce a due: in acciaio o quello in caucciù. In entrambi i casi c’è la geniale soluzione brevettata del sistema “Quick Strap Change”, per la sostituzione rapida senza l’aiuto di utensili. Ultima chicca: la fibbia deployante regolabile: una delle più interessanti (e belle) del mercato. Il prezzo è di 3mila euro (2.900 per il caucciù). Tra i soldi meglio spesi per un orologio meccanico odierno, almeno tra gli “orologi veri per persone vere”.

By Michele Mengoli

ORIS Aquis
ORIS Aquis