ANDERSEN Genève e la vocazione all'unicità
5 Luglio 2024Qualche anno fa, Adidas lanciò una campagna dal titolo ispirazionale: “Impossible is nothing”. Un payoff che, in orologeria, sarebbe perfetto per un atelier come ANDERSEN Genève. Del resto, quando si fece conoscere al pubblico degli appassionati, Svend Andersen, colui che poi avrebbe fondato il brand, fu subito soprannominato “l’orologiaio dell’impossibile”. Un epiteto impegnativo, che dà la misura di quanto quest’uomo abbia contribuito a caratterizzare l’orologeria della seconda parte del XX secolo con uno stile e una capacità unici. Che si sostanziano nei quattro orologi world timer protagonisti di questo articolo e che sono il frutto di una storia singolare.
ALLE ORIGINI DI ANDERSEN GENÈVE
Nato in Danimarca nel 1942, dopo le scuole elementari Svend Andersen completò un apprendistato di quattro anni come orologiaio. Nel 1963 si trasferì in Svizzera per vedere come venivano realizzati i migliori orologi del mondo. Lavorò per Gübelin Lucerna e nel 1965 passò a Gübelin Ginevra, dove lavorò anche nel servizio post vendita grazie al fatto che parlava bene diverse lingue. E, intanto, studiava, pensava, masticava orologeria.
Di lì a pochi anni ebbe quella intuizione che lo portò alla ribalta. Tutto nacque dall’osservazione di una bottiglia vuota, residuo dei festeggiamenti di un Capodanno; siccome in bottiglia si mettevano i velieri, perché non metterci anche un segnatempo? Nacque così, nel 1969, il Bottle Clock, l’orologio “impossibile” di Svend Andersen. Presentato al salone “Montres et Bijoux” di Ginevra, fu un successo di critica e la rampa di lancio del giovane artigiano nel mondo della grande orologeria.
Allora lavorava ancora a Gübelin Ginevra. Un giorno, come raccontava lui, alcune persone di Patek Philippe «attraversarono la strada» (la sede del marchio è a due passi da Gübelin) e gli chiesero di lavorare nell’atelier Grandi Complicazioni della maison. Se era in grado di assemblare un orologio in una bottiglia lavorando in camera sua, forse aveva le carte in regola per gestire le complicazioni con grande competenza. Così, per quasi un decennio, Svend collaborò con Patek Philippe al restauro e all’assistenza di alcuni degli orologi più complicati del mondo e studiò i segreti di una complicazione in cui Patek eccelleva e che sarebbe diventata la sua “firma”: le ore del mondo.
Verso la fine degli anni ’70, in seguito alla crisi del quarzo, Patek Philippe ridusse paghe e orari e Andersen si ritrovò a lavorare solo 2 giorni alla settimana. Ancora un caso lo aiutò a uscire dalle difficoltà. Un collezionista svizzero-tedesco lo contattò chiedendogli di realizzare una cassa per il movimento di un orologio da tasca Louis Audemars che possedeva: ben conservato, ma privo della sua cassa d’oro. Dopo mesi di studio la progettò e collaborò con un incassatore per soddisfare la richiesta del collezionista. Il risultato fu un successo e decine di collezionisti lo contattarono per richieste simili. Fu la svolta. Nel 1979 lasciò Patek Philippe e si mise in proprio.
LA FONDAZIONE DELL’AHCI
Dedicò i primi anni alle casse degli orologi da tasca e quel periodo fu fondamentale per lo sviluppo della sua successiva carriera di orologiaio, allenando il suo occhio sul design e affinando la sua conoscenza della storia dell’orologeria. E, nel 1989, creò il primo orologio ANDERSEN Genève, un world timer a souscription, la Communication, il cui primo esemplare fu consegnato nel 1990 a un cliente italiano.
Nel mezzo, nel 1985, un passaggio fondamentale per lui e per l’intera orologeria svizzera. Insieme al maestro Vincent Calabrese fondò la Académie Horlogère des Créateurs Indépendants (AHCI), una comunità di orologiai indipendenti spinti dal desiderio di preservare le tradizioni dell’orologeria evitando il rischio che essi, che ne erano i custodi, scomparissero come individui all’interno dei grandi marchi.
Per farcela era diventato necessario pubblicizzare le attività degli orologiai indipendenti e sostenere le loro scoperte, le loro invenzioni e il loro approccio creativo allo sviluppo dell’arte orologiera. Ecco perché, ancora oggi, il lavoro dell’accademia fondata da Andersen e Calabrese ha una importanza vitale, riconosciuta con il Premio Speciale attribuito loro al Grand Prix d’Horlogerie de Genève 2023.
ANDERSEN GENÈVE E LA COMPLICAZIONE WORLD TIMER
Abbiamo scritto che gli anni in Patek Philippe consentirono a Svend Andersen di sviluppare una particolare sensibilità verso la complicazione delle ore del mondo. Non a caso fu nel suo primo orologio e oggi è la sua complicazione simbolo. La Communication commemorava il primo orologio da polso world timer prodotto da Louis Cottier e il suo modulo, sviluppato e assemblato dall’atelier, consentiva di leggere facilmente l’ora in tutto il mondo, senza premere pulsanti o girare corone.
La seconda, la terza e la quarta edizione successive dei world timer furono Christophorus Colombus, Mundus e, nel 2004, 1884. Nel 2015 fu la volta del Tempus Terrae, ispirato all’orologio con due corone sviluppato da Cottier negli anni ’50; quel pezzo celebrava i 25 anni (1990-2015) dei world timer di ANDERSEN Genève ed era in edizione limitata di 25 esemplari in oro giallo, 25 in oro rosso e 25 in oro bianco. I collezionisti potevano scegliere di avere una incisione speciale sul coperchio posteriore dell’orologio, rendendolo unico. Un concetto di personalizzazione molto caro alla maison, sul quale torneremo più avanti.
Nel 2020 il Tempus Terrae si arricchì con 36 diamanti baguette con incastonatura invisibile sulla lunetta e nel 2022, ANDERSEN Genève presentò due edizioni con lunetta preziosa. Una era ornata da 36 baguette di acquamarina e una con zaffiri blu. La cassa in oro bianco spiccava per le anse angolari “spezzate” e per la doppia corona ed era lucidata e rifinita a mano. Il blu delle pietre si abbinava a quello del quadrante, inciso a mano con un motivo guilloché tapisserie ondulato.
Svend 82 anni il prossimo luglio, è ancora attivo nell’Atelier, ma a tempo parziale. Tuttavia, dal 2015, Pierre-Alexandre Aeschlimann e un team di brillanti orologiai sviluppano e producono gli orologi. Naturalmente, non mancano di mostrare e consultarlo su tutte le creazioni.
MISSIONE: PERSONALIZZAZIONE
Abbiamo parlato poco fa del concetto di personalizzazione. Ebbene, oggetto dell’articolo sono proprio le quattro referenze di world timer per le quali questo concetto è la chiave di tutto. Perché uno dei punti di eccellenza di ANDERSEN Genève, in quanto marchio indipendente, sta proprio nella possibilità che ciascun cliente ha di chiedere decorazioni, incisioni, lavorazioni personalizzate e, quindi, uniche. Con la certezza che l’atelier le eseguirà alla perfezione grazie alla padronanza assoluta di alcuni métiers d’art dell’orologeria, dalla smaltatura all’incisione.
I quadranti smaltati sono la firma di ANDERSEN Genève, realizzati sia con la tecnica champlevé, sia con la cloisonné. La prima prevede l’inserimento dello smalto in minuscoli incavi incisi nel quadrante, un processo che richiede abilità, pazienza e know-how. Le cavità vengono ricavate sulla superficie del quadrante e riempite di smalto vitreo. Il pezzo viene poi cotto fino a quando lo smalto si scioglie e, una volta raffreddato, è levigato e lucidato. Nella tecnica cloissoné sottili fili o piccoli tramezzi metallici, celle o alveoli (in francese cloisons) vengono saldati o incollati al quadrante; nelle zone rilevate dal metallo viene colato lo smalto, ottenendo quindi una sorta di mosaico le cui tessere sono circoscritte dai listelli metallici.
Sul guillochage dei quadranti, c’è poco da dire. Grazie alla perizia degli artigiani di ANDERSEN Genève che padroneggiano questa particolare tecnica, il decoro degli orologi può essere caratterizzato da decorazioni intricate o ripetitive come linee dritte, curve, cerchi concentrici, scacchi o intrecci. Ciò che risalta in questa decorazione è sia la finezza del tratto, sia la cura del dettaglio che rende alcune di queste decorazioni semplicemente ipnotiche.
LE NOVITÀ WORLD TIMER DI ANDERSEN GENÈVE
Ed eccoci allora ai magnifici quattro world timer che ANDERSEN Genève ha aggiunto alla sua ricca tradizione di eccellenze smaltate. Si tratta del Celestial Voyager Supersonic, di due versioni del Sunset over Cappadocia e di una edizione speciale caratterizzata da un quadrante molto caro ai collezionisti di casa nostra, sul quale spicca il profilo dell’Italia. Partiremo da quest’ultima, ma prima è bene soffermarci su quelle che sono le caratteristiche comuni alle quattro referenze, che riguardano sia le misure della cassa, sia l’anello delle città del mondo, sia il movimento.
Gli orologi hanno una cassa da 37,8 mm di diametro per 10,1 di spessore, impermeabile fino a 3 bar. Le casse sono rifinite a mano, con una fine spazzolatura satinata sui lati e anse lucide. Il vetro zaffiro con trattamento antiriflesso interno ed esterno è presente sia sul quadrante sia sul fondello. Spicca la presenza della doppia corona, a ore 3 e a ore 9: la prima serve per regolare l’ora, la seconda per ruotare l’anello delle città del mondo. Quest’ultimo è in avventurina, materiale nobile ed elegante e differisce solo per l’indicazione della città sul meridiano di riferimento (lo vedremo più avanti).
Il calibro è un movimento automatico di alta qualità, perfezionato da ANDERSEN Genève, con modulo per la complicazione dei fusi orari sviluppato e assemblato nell’atelier. Il grande lavoro di finitura a mano su alcuni componenti interessa le ruote del cricchetto e della corona, lucidate a specchio; tutte le superfici visibili delle ruote sono impreziosite da lavorazioni a colimaçon e a grana circolare. Anche le viti sono lucidate e rifinite, così come la platina del meccanismo a carica automatica. Il calibro lavora a 3Hz (21.600 alternanze/ora) e ha 40 ore di riserva di carica.
OMAGGIO ALL’ITALIA
Veniamo dunque agli orologi. La referenza dedicata all’Italia rende omaggio alla bellezza del nostro Paese con una smaltatura cloisonné, nella quale i profili delle coste dello Stivale e delle isole sono realizzati in filo d’oro. I colori dominanti sono il verde delle terre emerse e il blu del mare Mediterraneo. Non si tratta però di lavorazioni piatte e uniformi; la smaltatura verde è infatti screziata, quasi a imitare la varietà delle tonalità naturali di erbe e foglie, mentre quella blu diventa da scura a chiara man mano che si avvicina alle terre emerse.
Il verde è ripreso dall’anello con l’indicazione delle 24 ore, giorno e notte. Si tratta di un verde più scuro, uniforme, che insieme alla smaltatura interna del quadrante dà all’intero orologio una veste austera ma, al tempo stesso, molto vitale. Le lancette di ore e minuti, in oro bianco e dalla forma a foglia tipica di una certa orologeria firmata ANDERSEN Genève, sono scheletrate per far sì che nel loro scorrere non coprano eccessivamente il decoro centrale. Di questo orologio, la cui cassa è in platino, ANDERSEN Genève ha realizzato solo due esemplari.
ANDERSEN GENÈVE CELESTIAL VOYAGER SUPERSONIC
La seconda referenza è il Celestial Voyager Supersonic e ha una storia particolare. È stato realizzato in collaborazione con Benjamin Chee Haute Horlogerie (BCHH), un marchio super esclusivo di alta orologeria fondato nel 2019 a Singapore da Benjamin Chee, un imprenditore locale il quale, negli anni, ha sviluppato una passione per la storia e il design che lo ha portato ad avventurarsi nel settore degli orologi. Negli ultimi 12 anni ha fondato tre brand di orologeria, di cui BCHH è il portabandiera. Normale che si potesse sviluppare una partnership tra un atelier eccelso come ANDERSEN Genève e una maison di alta orologeria come questa, per segnatempo da collezione unici nel loro genere.
Il Celestial Voyager Supersonic è un orologio world timer realizzato artigianalmente e limitato a 20 pezzi, che celebra lo spirito dell’aereo civile più simbolico di tutti, il Concorde. Creato in una serie limitata di 20 pezzi – lo stesso numero di Concorde che sono stati costruiti – il Celestial Voyager Supersonic ha il design classico dei world timer di ANDERSEN Genève. Ciò che lo distingue è la maestria della decorazione. Il quadrante è in smalto champlevé e raffigura il Concorde mentre sorvola, di notte, il Chrysler Building di New York, in rotta verso l’aeroporto JFK.
Proprio nella decorazione del cielo stanno la bellezza e la maestria di questo segnatempo. Per ricrearne i toni sfumati sono state utilizzate oltre 10 tonalità di smalto, ognuna delle quali applicata e cotta singolarmente in più strati. Su di esse sono delicatamente posizionati i cosiddetti “paillons” in oro – minuscole particelle realizzate a mano, con un processo antico e altamente specializzato – a rappresentare le stelle brillanti. Per tenere fede alla missione di ANDERSEN Genève – in questo caso condivisa con BCHH – di creare orologi unici, la disposizione delle stelle e la livrea del Concorde possono essere personalizzate su richiesta del cliente. Sull’anello delle città del mondo, New York è evidenziata in polvere d’oro rosa.
Notevolissima la massa oscillante, visibile attraverso il fondo cassa in vetro zaffiro: è realizzata in BlueGold 21 carati (una specialità di ANDERSEN Genève) e decorata a guillochage a forma di onda con incisa la silhouette frontale del Concorde. A proposito di fondello, attraverso di esso è visibile un anello in madreperla intorno al movimento con i nomi di Benjamin Chee Haute Horlogerie e ANDERSEN Genève. La cassa è in platino mentre la lunetta e il fondello sono in titanio grado 5. Come sempre in ANDERSEN Genève, le ansesono realizzate e lucidate separatamente e saldate singolarmente alla cassa. Il loro design particolare, che l’atelier chiama ad “ailes d’aigle”, ossia ad ala di aquila, è esclusivo della collaborazione con BCHH.
ANDERSEN GENÈVE SUNSET OVER CAPPADOCIA
Da New York facciamo un volo transoceanico e ci spostiamo, per le prossime due referenze, in Turchia, precisamente in Cappadocia. E passiamo dall’avveniristico Concorde alla più romantica mongolfiera, protagonista sui quadranti del Sunset over Cappadocia. Parliamo di quadranti al plurale perché, come si può immaginare, per ciascun orologio il disegno è unico e irripetibile. E rappresenta un volo serale di mongolfiere sopra la pittoresca regione turca.
Il complicatissimo quadrante è realizzato in smalto cloisonné, con una tecnica di smaltatura di altissima qualità. È stato impiegato infatti oltre un metro di filo d’oro, modellato a mano su un quadrante di meno di 18 mm di diametro, nel quale gli artigiani smaltatori di ANDERSEN Genève a La Chaux-de-Fonds hanno utilizzato oltre 20 colori. Le varie parti del decoro sono state riempite a una a una con minuscoli pennelli e il quadrante cotto in un forno per oltre venti volte; ogni cottura potrebbe distruggere il lavoro e costringere il maestro smaltatore a ricominciare da capo.
Anche qui il livello di personalizzazione può essere spinto all’estremo; per rendere unico ciascuno dei dieci esemplari, i palloni di ogni quadrante possono presentare motivi differenti. Come New York nella referenza precedente, qui Cappadocia è scritto in oro rosa sull’anello delle città del mondo, per omaggiare questa edizione speciale. Data la vocazione alla customizzazione di ANDERSEN Genève e BCHH, ogni aspetto dell’orologio può essere personalizzato: dai nomi delle città, alle immagini smaltate, al motivo guilloché sulla massa oscillante.
Parlando di quest’ultima, anch’essa è in BlueGold, per la cui produzione ANDERSEN Genève ha sviluppato una tecnica esclusiva: l’oro viene riscaldato in un forno e diventa gradualmente blu, assumendo sempre tonalità leggermente diverse così che non esistano due rotori identici. Anche nel Sunset over Cappadocia compare l’anello in madreperla intorno al calibro, con i nomi di Benjamin Chee Haute Horlogerie e ANDERSEN Genève.
La prima versione del Sunset over Cappadocia, realizzata in 10 pezzi con cassa in platino è sold out. È stata fatta seguire da ANDERSEN Genève da una novità appena lanciata: alle anse in platino si affianca infatti una cassa in oro rosa, che si abbina con il colore delle lancette scheletrate e con i toni caldi del quadrante. Questa versione bicolore è realizzata in 20 esemplari.
Da questa sintetica panoramica è evidente una cosa. Dall’ispirazione di Capodanno per il Bottle Clock al primo orologio da polso, passando per l’esperienza in Patek Philippe, la crisi del quarzo e i rapporti con i collezionisti, nella vita professionale di Svend Andersen e nel successo di ANDERSEN Genève il destino è sempre stato guidato da una costante. Un filo rosso che ha accompagnato Svend durante la sua esistenza e che oggi è il lascito più evidente che il suo marchio ha ereditato: la capacità di uscire dalla propria zona di comfort per esplorare nuove strade, la cui destinazione è sempre l’unicità.
By Davide Passoni