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25 aprile 2024

Non chiamateli solo bracciali: sono Gay Frères

Gli appassionati di orologi vintage sono sempre a caccia di rarità, delle quali esaminano con cura le condizioni della cassa, l’originalità del quadrante, il buon funzionamento della meccanica. Ma quanti, di fronte a un bel segnatempo del passato, si prendono la briga di valutare anche la fattura e le condizioni di un bracciale? Probabilmente coloro i quali conoscono l’ulteriore valore che un bracciale coevo e in buone condizioni dà a un orologio, specialmente se proviene da un produttore rinomato. Dice nulla il nome Gay Frères?

Gay Frères

GAY FRÈRES SEMPRE UN PASSO AVANTI

Fondata nel 1835 a Ginevra, Gay Frères nacque come chainiste, parola francese che indica un produttore di catene per orologi da tasca. Nel 19esimo secolo, Ginevra era molto rinomata per la qualità di queste catene al punto che negli anni ’40, stando ad alcune fonti dell’epoca, i loro anelli fissavano il valore delle valute locali nel nord Italia, in Turchia e nei Balcani.

Con la progressiva sostituzione degli orologi da tasca con quelli da polso, gli chainistes più intraprendenti cominciarono a creare bracciali oltre che catene. Tra essi, appunto, Gay Frèresche ebbe anche una interessante produzione di gioielleria, dalle collane a i bracciali agli anelli, di cui non tutti sono a conoscenza. Ma il core business rimase sui bracciali per l’orologeria.

Gay Frères

Caratterizzati dal logo all’interno della deployante, con le iniziali G e F e, tra loro, una testa di camoscio, i bracciali Gay Frères si imposero già all’inizio degli anni ’30 per la loro comodità, robustezza ed estensibilità. Inoltre, erano piuttosto semplici da produrre su larga scala. Tutte caratteristiche che, insieme alla eccellente qualità costruttiva, catturarono l’attenzione di Rolex, per la quale l’azienda divenne il primo fornitore di bracciali.

Gay Frères
Photo Credit HOROBOX

Abbiamo dimenticato una caratteristica importante dei bracciali Gay Frères: la creatività del design. Durante il secolo scorso, l’azienda ha creato prodotti che catturavano sempre lo spirito e la moda del tempo, utilizzando acciaio, oro e platino per creare bracciali di tutti i tipi, forme e dimensioni. Particolarmente apprezzati per la perizia artistica e produttiva furono quelli realizzati durante il periodo Art Déco.

Gay Frères

Dopo la conversione dalla produzione di catene a quella di bracciali all’inizio del secolo scorso, l’altra svolta importante per definire l’abilità e la capacità industriale di Gay Frères fu la specializzazione nella lavorazione dell’acciaio. Negli anni ’30, infatti, le casse degli orologi in acciaio cominciarono a superare, in numero, quelle in metalli preziosi e di conseguenza crebbe la domanda di bracciali in acciaio. Questa lega, più difficile da creare e da lavorare rispetto all’oro, richiedeva molta maestria artigianale, della quale Gay Frères era tutt’altro che carente: ciò le permise di consolidare ancora di più il primato nell’industria orologiera svizzera.

PARTNER D’ECCEZIONE

Senza fare un torto agli altri marchi, pare però che Gay Frères, almeno negli anni ’40 e ’50, abbia riservato le creazioni migliori ai suoi vicini di casa più illustri, le manifatture ginevrine di Patek Philippe e Vacheron Constantin. Per entrambe creò bracciali dalla qualità altissima, come quella degli orologi su cui erano montati.

Photo Credit HODINKEE

Basti pensare ai classici bracciali a chicchi di riso, così versatili che Patek Philippe li abbinò sia a semplici Calatrava in acciaio, sia a calendari perpetui in oro rosa. Perché, pur nella maestria della lavorazione dell’acciaio, ricordiamo che Gay Frères continuò a produrre anche con i metalli preziosi.

GAY FRÈRES E I CRONOGRAFI

E veniamo così alla terza svolta industriale di Gay Frères, legata questa volta allo sviluppo dei cronografi negli anni ’60 e ’70. L’azienda fu infatti in grado di comprendere che bracciali destinati a orologi eleganti e altri per segnatempo sportivi, dovevano avere caratteristiche estetiche e funzionali diverse, magari sottili, ma diverse. Un passaggio non facile da tradurre in prodotto, ma l’acume di chi guidava il marchio allora, riuscì a renderlo vincente.

Quando l’attenzione di alcune case orologiere si spostò verso la creazione di cronografi e di altri orologi professionali, Gay Frères introdusse nuovi design e produsse per aziende come Heuer sia bracciali a chicchi di riso, sia a maglie tipo Oyster. Non è infrequente, per esempio, trovare entrambe queste soluzioni su diversi modelli del marchio, tra cui i primi Carrera Autavia

Gay Frères
Photo Credit HODINKEE

Ancora più clamoroso il caso di Zenith, che per il suo nuovo cronografo, l’El Primero ordinò sia bracciali a scala, sia a maglie cave. I primi sono diventati una sorta di marchio distintivo di Zenith, al punto che non tutti sanno che si tratta di un design di Gay Frères. Questi bracciali hanno dato agli Zenith un aspetto distintivo (non a caso sono riproposti nelle moderne edizioni Revival del marchio), tanto che oggi quelli originali in acciaio possono costare anche alcune migliaia di euro. E c’è chi li spenderebbe per abbinarli alla cassa del proprio El Primero anni ’60.

Gay Frères

I BRACCIALI INTEGRATI

Arrivarono poi gli anni ‘70, gli anni dei bracciali integrati, nei quali l’equilibrio tra design elegante e dirompente che caratterizzava i bracciali Gay Frères attrasse alcuni dei marchi più affermati, sia ex clienti come Patek Philippe, sia altri che non avevano mai lavorato con l’acciaio. Uno per tutti, Audemars Piguet.

Photo Credit SOTHEBYS

Prima del Royal Oak, la manifattura di Le Brassus aveva creato solo orologi eleganti e complicati, tutti in metalli preziosi, ma si affidò all’esperienza di Gay Frères con i metalli non preziosi per il design del primo bracciale integrato sul suo sportivo per eccellenzaLo stesso accaddequalche anno dopo, quando Patek Philippe lanciò il Nautilus. Un caso che per entrambi gli orologi, oltre alla firma di Gerald Genta, ci fosse lo stesso fornitore di bracciali?

Photo Credit HODINKEE

ORGOGLIO SVIZZERO

Naturalmente no, perché nel 1976 l’azienda era bel più grande di entrambe le manifatture citate sopra. Ancora a conduzione familiare, sotto la guida dei fratelli Jacques-Hubert e Jean-Francois Gay, Gay Frères era tra le fabbriche più grandi di Ginevra e dava lavoro a oltre 500 persone.

Come è comprensibile, una realtà con queste caratteristiche di eccellenza e con una così spiccata capacità di comprendere il mercato e anticiparne i desiderata non poteva restare indipendente in un’epoca di grandi aggregazioni. Nel 1998 è infatti stata acquisita da Rolex, alla quale aveva cominciato a fornire i bracciali Bonklip a partire dagli anni ’30 e con la quale aveva sviluppato il mitico bracciale Oyster. Insieme a questi, lo abbiamo visto, gli altri bracciali che si identificano immediatamente con Gay Frères sono quello a scala fatto per Zenith e quelli a chicchi di riso.  

Insomma, niente male per un’azienda che non si è mai definita altrimenti se non una chainiste e che ancora oggi, pur appartenendo all’olimpo di Rolex, rivendica ancora con fierezza le proprie origini artigianali e indipendenti.

By Davide Passoni