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19 aprile 2024

Sfide di oggi e domani: Baselworld insieme a Stephen Forsey

“Siamo scultori del tempo, coreografi delle ore che passano e architetti del movimento meccanico”. Si definiscono così Robert Greubel e Stephen Forsey, mitici maestri orologiai fondatori dell’omonimo brand indipendente e tra gli artefici delle maggiori invenzioni dell’orologeria moderna. Perchè, come dice Forsey, “tutto era ritenuto impossibile prima che qualcuno lo inventasse”. Watch Insanity incontra a Basilea il grande maestro e discute con lui delle sfide di oggi e domani.

Può raccontarci qualcosa di lei: chi è Stephen Forsey?

Sono nato nel Regno Unito, vicino a Londra. Mio padre e mio nonno avevano una passione per l’arte antica, così da adolescente ho iniziato a scoprire gli orologi antichi e, verso la metà degli anni Ottanta, gli orologi meccanici. Già allora sentivo che l’orologio meccanico non era affatto morto, e che nel mondo dell’alta orologeria c’era ancora molto da inventare. Ho iniziato la mia carriera restaurando orologi antichi, per poi trasferirmi in Svizzera dove ho avuto la fortuna di incontrare Robert Greubel. Ci siamo conosciuti per la prima volta nel 1992, quando sono entrato nel suo team da Renaud & Papi a Le Locle. Ero stato assunto per lavorare come orologiaio e project manager per i movimenti meccanici più complicati. Alla fine degli anni Novanta, quando Robert era da 9 anni in azienda, ci siamo resi conto di condividere lo stesso spirito e la stessa visione del futuro dell’orologeria nel nuovo secolo. Ci siamo associati e abbiamo creato la nostra prima azienda, CompliTime, nel 2001 poi nel 2004 abbiamo lanciato il nostro marchio a Baselworld.

Qual è la sua filosofia come maestro orologiaio?

Con Robert abbiamo sempre voluto lavorare sul miglioramento delle prestazioni, in particolare nel tourbillon. Condividiamo la visione che gli orologi meccanici dovrebbero essere interessanti nel design, la creatività e l’innovazione tecnica. È per questo che abbiamo deciso di intraprendere una serie di sfide nell’orologeria, e di avviare un revival in termini di progettazione e arte orologiera. Il nostro obiettivo era quello di riscoprire e rinnovare antiche tecniche dell’orologeria, con l’aiuto della nostra squadra.

Come vede il vostro marchio tra 10 anni?

Sappiamo quali sono i nostri obiettivi nei prossimi dieci anni, e pensiamo di aver scelto il giusto approccio. Non vogliamo necessariamente aumentare i volumi. La complessità del lavoro manuale nelle tecniche che usiamo rende difficile incrementare la produzione, a meno che non troviamo soluzioni per accrescere i volumi – il che credo sia possibile. Bisogna sempre credere, tutto era ritenuto impossibile prima che qualcuno lo inventasse!

In tre aggettivi, come definirebbe il vostro marchio?

Il nostro focus sono i nostril collezionisti, da noi il cliente viene prima. In secondo luogo parlerei di esclusività, credibilità e autenticità.

Cosa significa per lei il lusso?

Coco Chanel disse che “il lusso comincia dove finisce la necessità”. Penso che oggi il concetto di lusso è molto spesso frainteso, è ritenuto più ampio di quanto dovrebbe essere. Per me il lusso è il tempo. Come ad esempio i due giorni che i nostri collezionisti – che sono persone molto impegnate – ogni tanto scelgono di trascorrere con noi a La Chaux de Fonds per vedere come creiamo i nostri orologi.

Quale è la vostra creazione di cui sei più orgoglioso?

La prossima! Scherzo… Oggi, dico il “Grande Sonnerie”. L’idea mia e di Robert era quella di reinventare questa grande complicazione per i nostri collezionisti. Ci sono voluti 11 anni di ricerca e sviluppo per crearlo. 11 anni durante i quali abbiamo lavorato in segreto per assemblare le sue 935 parti, cercando di ottenere un’armonia assoluta tra il movimento, l’esterno, e l’acustica. Chi lo porta ha così il massimo comfort e facilità di utilizzo, mentre l’orologio rispetta le dimensioni standard di una cassa Greubel Forsey ed è water-resistant.

Quanto è importante l’Italia come mercato per l’orologeria?

Abbiamo collezionisti in 35 paesi. Realizziamo circa 100 orologi l’anno, il che significa che abbiamo 2-3 collezionisti per mercato. L’Italia è un paese ricco di cultura, e gli italiani sono un partner perfetto per noi, visto che amano la bellezza, il design, l’originalità.

Cosa pensa dei social network?

In qualità di marchio orologiero indipendente, con clienti a livello mondiale, il digitale ha rivoluzionato il modo in cui comunichiamo con i nostri collezionisti. Non facciamo pubblicità su stampa, e passare al digitale ci permette di essere internazionali. Credo che i social network siano uno strumento molto interessante, ma non bisogna dimenticarsi che sono appunto uno strumento – bisogna fare attenzione ed essere in grado di staccare di tanto in tanto.

By Valeria Garavaglia